Erano false le banconote, che la «banda» chiamava come due squadre di calcio del Marocco. Faceva così per distinguerne i colori quando doveva metterle sul mercato. E falsi erano i documenti: carte d’identità, patenti plastificate e permessi di soggiorno venivano prodotti in una stamperia di Afragola, nel Napoletano.
La Squadra mobile di Vercelli ha impiegato più di un anno a ricostruire la complessa rete che tra chi fabbricava e chi piazzava i falsi coinvolgeva «collaboratori» in mezza Italia. E i traffici si spingevano oltre i confini nazionali. Un’indagine complessa e articolata. Che ha permesso agli agenti della sezione Criminalità organizzata e straniera di arrestare in flagranza di reato tredici persone, di cui cinque sul territorio vercellese, due in provincia di Torino, quattro in quella di Milano, uno a Venezia e uno nel Napoletano.
Altre 17 persone sono state denunciate tra Vercelli, Torino, Napoli, Caserta, Milano, Bergamo e Treviso.
La rete che è stata smantellata era composta per lo più da nordafricani, ma tra gli indagati ci sono anche italiani, francesi, romeni, senegalesi e giordani.
Sono stati sequestrati circa 100 mila euro di banconote false (di cui 30 mila a Vercelli). Un altro numero che fa riflettere: i documenti e i valori bollati falsi fabbricati ad Afragola avrebbero fruttato all’organizzazione criminale circa mezzo milione di euro. Nei giorni scorsi, su richiesta del pm Ezio Domenico Basso, è già stato rinviato a giudizio il primo arrestato dell’operazione, El Kettani Said.
L’operazione denominata «Il colore dei soldi» (dalla cura con cui l’organizzazione separava le banconote, utilizzando come detto la tinta delle maglie di squadre di calcio marocchine) era iniziata dopo le segnalazioni di numerosi commercianti vercellesi allarmati per le truffe avvenute nei loro negozi. Le banconote erano perfette. E avevano tratto in inganno perfino un sacerdote al banco di beneficenza.